Graziano: “L’Italia stenta persino a dotarsi di una prospettiva. Tutto quello che crea la competitività di un Paese va pianificato ed è ora che l’Italia lo faccia. Aumenta l’esigenza di spostarsi all’estero per lavorare”.
“Siamo fermamente convinti che, soprattutto in un lungo periodo di crisi strutturale quale quello oggi in atto soprattutto nei Paesi del Bacino mediterraneo, debba essere massimo l’impegno delle organizzazioni di categoria per favorire l’accesso al mercato del lavoro, che, ormai da molti anni, in numerosi comparti è sovranazionale. In Europa si faccia chiarezza sulle professioni regolamentate, che allo stato attuale nei 27 Stati membri sono ben 800, di cui il 43% consistono in categorie sanitarie”.
Lo ha affermato poco fa Gian Vito Graziano , Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, intervenendo alla convention europea dei geologi svoltasi questa mattina a Roma, al Campidoglio. Erano presenti Vitor Correia, Presidente della Federazione Europea dei Geologi (FEG), Nieves Sanchez, Vice Presidente della FEG e alte personalità del mondo politico europeo. Dal 2014 il Consiglio Nazionale dei Geologi può rilasciare direttamente il titolo di Eurogeologo , avendo acquisito, lo status di National Licensed Body , condizione finora riconosciuta solo a Gran Bretagna, Irlanda , Spagna , Svizzera . Aumenta l’esigenza di spostarsi e di lavorare all’estero.
“Alcuni sondaggi evidenziano che il 28% dei cittadini europei dichiara di voler lavorare in un altro Paese dell’UE – ha concluso Graziano - mentre per i giovani si arriva a circa il 50%, ma entrambi trovano un ostacolo nel sistema per il riconoscimento delle qualifiche professionali, attualmente lento e complicato.
Tuttavia dal 2007 al 2010 il riconoscimento automatico delle qualifiche professionali, pur lento e complicato, ha concesso a più di 100.000 cittadini di realizzare il loro progetto.
Da italiani non possiamo però non auspicare che il nostro Paese sappia competere con il resto del mondo per attrarre risorse, intelligenze e tecnologie. La competizione globale si gioca sempre di più sulla capacità di immaginare per tempo le necessità future ma mentre alcune nazioni lo fanno da tempo, il nostro Paese, senza più rendite di posizione, stenta persino a dotarsi di una prospettiva. Tutto quello che crea la competitività di un Paese va pianificato ed è ora che l'Italia lo faccia”.