Riflessioni e linee di indirizzo per i PsAI sul rischio da frana a dieci anni dalla loro presentazione
5-7 Settembre 2012
Ravello, Auditorium Oscar Niemeyer
PRIN Conference 2012
Convegno Internazionale
Riflessioni e linee di indirizzo per i PsAI sul rischio da frana a dieci anni dalla loro presentazione
Programma
Mercoledì 5 Settembre
Saluti ed introduzione
15:00 – 15:40 Saluti di benvenuto da parte delle Autorità presenti
Sono state invitate personalità di rilievo del mondo politico
15:40 – 16:00
Prof. Leonardo Cascini (Università degli Studi di Salerno)
I PsAI in Italia: il livello di zonazione e la necessità di omogeneizzazione e di approfondimenti
Sessione 1 - Dieci anni di gestione del territorio italiano con i PsAI
16:00 – 17:00 Intervengono Autorità competenti in materia di Tutela, Difesa e Sostenibilità della risorsa Suolo
17:00 – 17:30 Coffee break
Sessione 2 – Modalità di gestione delle emergenze nel mondo
17:30 – 17:50 Prof. Huang Runqiu * (Chengdu University of Technology, Cina)
L’emergenza in Cina nel 2008
17:50 – 18:10 Prof. Willy Alvarenga Lacerda * (Universidade Federal do Rio de Janeiro, Brasile)
L’emergenza in Brasile nel 2011
18:10 – 19:00 Tavola rotonda:
“Necessità di aggiornamento e linee di sviluppo dei PsAI”
(*) traduzione simultanea Inglese-Italiano
Giovedì 6 Settembre
Sessione 3 – Obiettivi del Progetto PRIN 2007 e criteri di analisi e zonazione
9:30 – 10:00 Prof. Leonardo Cascini (U.R. n. 1 – Università degli Studi di Salerno)
Il Progetto PRIN 2007 (obiettivi, linee di indirizzo e modalità di svolgimento)
10:00 – 10:30 Prof. Settimio Ferlisi (U.R. n. 1 – Università degli Studi di Salerno)
Le Linee Guida del JTC-1 e loro applicabilità al territorio italiano
10:30 – 11:00 Coffee break
Sessione 4 – Areali di riferimento e raccomandazioni sugli aspetti geologici
11:00 – 11:30 Prof. Silvio Di Nocera (U.R. n. 5 – Università degli Studi di Napoli “Federico II”)
Il territorio della Regione Campania
11:30 – 12:00 Dott. Fabio Matano (U.R. n. 5 – Università degli Studi di Napoli “Federico II”)
Il database delle Unità geologiche con riferimento alle varie scale di indagine.
12:00 – 12:30 Prof. Pantalone De Vita (U.R. n. 5 – Università degli Studi di Napoli “Federico II”)
Distribuzione delle coltri piroclastiche sui rilievi montuosi peri-vesuviani e suscettibilità a franare
12:30 – 13:00
Prof. Rosa Di Maio (U.R. n. 5 – Università degli Studi di Napoli “Federico II”)
Caratterizzazione geofisica in sito e in laboratorio di terreni piroclastici.
Applicazione nell'area test di Pizzo d'Alvano
Sessione 5 – Analisi e zonazione della suscettibilità e pericolosità da frane a cinematica rapida
15:00 – 15:30
Prof. Giuseppe Sorbino (U.R. n. 1 – Università degli Studi di Salerno)
Prof. Claudio di Prisco (U.R. n. 2 – Politecnico di Milano)
Caratterizzazione geotecnica in sito e in laboratorio di terreni piroclastici
15:30 – 16:00
Prof. Claudio di Prisco (U.R. n. 2 – Politecnico di Milano)
Analisi teorico-numerica e sperimentale dei meccanismi di innesco di frane in materiali granulari debolmente addensati
16:00 – 16:30 Coffee break
16:30 – 17:00
Ing. Sabatino Cuomo (U.R. n. 1 – Università degli Studi di Salerno)
L’impiego dei metodi di base e intermedi nell’areale delle piroclastiti (Regione Campania) e nell’area test del Pizzo d’Alvano
17:00 – 17:30 Prof. Giuseppe Sorbino (U.R. n. 1 – Università degli Studi di Salerno)
L’impiego di metodi avanzati in bacini pilota del Pizzo d’Alvano
Venerdì 7 Settembre
Sessione 6 – Analisi e zonazione della suscettibilità e pericolosità da frane a cinematica lenta
9:00 – 9:30
Prof. Federica Cotecchia (U.R. n. 4 – Politecnico di Bari)
Analisi per la zonazione multiscalare della pericolosità da frana in terreni fortemente tettonizzati dell’Appennino meridionale
9:30 – 10:00 Dott.ssa Francesca Santaloia (U.R. n. 4 – Politecnico di Bari)
L’impiego dei metodi di base nell’area di studio della Daunia
10:00 – 10:30 Ing. Piernicola Lollino (U.R. n. 4 Politecnico di Bari)
Validazione su base quantitativa dei risultati delle analisi di base in Daunia
10:30 – 11:00 Coffee break
11:00 – 11:30
Prof. Antonio Rapolla (U.R. n. 5 – Università degli Studi di Napoli “Federico II”)
La valutazione della suscettibilità del territorio alla franosità sismo-indotta: metodologia ed esempi di applicazione a piccola e media scala in Campania.
11:30 – 12:00
Ing. Michele Calvello (U.R. n. 1 – Università degli Studi di Salerno)
Un metodo intermedio per la zonazione della suscettibilità da frane sismo-indotte. Applicazione all’area test della Regione Campania
12:00 – 13:00 Tavola rotonda conclusiva
Il 1998 è stato un anno importante in Italia per la zonazione del rischio da frana che ha ricevuto un impulso decisivo da due eventi, rispettivamente rappresentati dalla emergenza idrogeologica nella Regione Campania e dalla promulgazione del D.L.180/98.
A seguito del primo evento, che colpì duramente cinque Comuni causando 160 vittime e danni economici ingenti, il Governo Centrale decise, infatti, di dare vita per la prima volta ad una gestione coordinata e condivisa dell’emergenza con il coinvolgimento della Comunità scientifica, degli Enti preposti alla gestione del territorio, della Comunità tecnica e delle popolazioni che, in alcune realtà locali, parteciparono con assiduità alle numerose iniziative intraprese sul tema della zonazione del rischio e della sua mitigazione. E fu proprio grazie allo straordinario impegno collegialmente profuso su questi ed altri importanti argomenti, unitamente agli eccellenti risultati raggiunti per la perimetrazione delle aree a rischio residuo e per la salvaguardia delle popolazioni residenti al loro interno, che il Governo promulgò il D.L. 180/98, noto come Decreto “Sarno”, con il quale si chiedeva alle Autorità di Bacino di perimetrare sull’intero territorio nazionale le aree ad elevato rischio da frana e di alluvione.
Ancora una volta le risposte furono incoraggianti, e in più di un caso lusinghiere, tanto da fare registrare una accelerata alla redazione dei Piani stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PsAI) in seguito ad ulteriori sollecitazioni del Governo Centrale che, a più riprese, emanò importanti dettati legislativi tra i quali si ricorda la Legge 365/2000 . Al termine di questa fase di lavoro, che vide la partecipazione di tutti gli Enti competenti in materia di Difesa del Suolo, l’intero territorio nazionale risultò perimetrato in quattro differenti classi di rischio (R1, R2, R3, R4) in funzione della gravità del rischio e delle conseguenze attese per le popolazioni ed i beni esposti in generale (D.P.C.M. del 29 settembre 1998).
Ad oggi sono passati 10 anni dalla presentazione dei PsAI che, nel corso del tempo, hanno fatto registrare alcune modifiche sia per rispettare ulteriori dettati legislativi e sia per il riscontro oggettivo della rispondenza tra quanto perimetrato e quanto osservato sperimentalmente nel corso del tempo, soprattutto a seguito di ulteriori eventi calamitosi che si sono continuati a ripetere con sistematicità su tutto il territorio nazionale.
Nel corso di questi 10 anni i risultati conseguiti sono stati sistematicamente illustrati a numerosi Convegni nazionali ed internazionali e sono rientrati, a pieno titolo, in importanti progetti di ricerca sia europei e sia extra-europei. In tutte queste circostanze si è sistematicamente assistito ad un generale riconoscimento, a livello internazionale, dello sforzo compiuto e della bontà dei risultati conseguiti che, di fatto, hanno fatto passare il nostro Paese da fanalino di coda prima del 1998 a Nazione guida in Europa in materia di zonazione del rischio da frana.
Naturalmente, come ampiamente riconosciuto in ambito scientifico internazionale, ogni zonazione che abbia dato prova di validità nel corso del tempo, per quanto efficace possibile, richiede un suo aggiornamento dopo un lasso di tempo quale quello trascorso per i nostri PsAI. D’altra parte, la maturità raggiunta nel nostro Paese su un tema di vitale importanza quale quello in discussione rende necessario alcune riflessioni di fondo sugli effetti della zonazione nel corso di questi dieci anni, sul suo reale significato e sulle azioni da intraprendere per una gestione del territorio sempre più equa e rispettosa della salvaguardia dei beni esposti e delle popolazioni residenti nelle aree classificate a rischio.
Per i motivi appena citati, si è ritenuto di promuovere il Convegno che si terrà nei giorni 5-7 settembre 2012 e che, nel rispetto delle azioni intraprese nel 1998 e secondo la tradizione LARAM, vedrà la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti nella gestione del territorio. In particolare, la prima Sessione sarà coordinata dai massimi responsabili in materia di gestione del rischio in Italia che svolgeranno una analisi tecnico-gestionale dell’impatto e delle ricadute dei PsAI sulla gestione del territorio. Eminenti studiosi illustreranno, quindi, le emergenze che recentemente hanno colpito Paesi importanti quali la Cina ed il Brasile, fornendo elementi sulle modalità di gestione del rischio in realtà economiche di assoluto rilievo a livello mondiale. Si passerà, quindi, al contributo che la Comunità geotecnica ha fornito e si propone di fornire per rendere sempre più avanzata la gestione del rischio da frana.
In particolare, su quest’ultimo tema si illustreranno le iniziative intraprese a livello nazionale nell’ambito di un Progetto PRIN 2007. I risultati conseguiti con questo Progetto mettono in luce tutti gli aspetti positivi dei PsAI vigenti ma anche la necessità di un loro aggiornamento secondo due direttici principali. La omogeneizzazione dei Piani vigenti, che consentirebbe una visione molto più ampia a livello nazionale del rischio e delle azioni da intraprendere per la sua mitigazione, e della valutazione avanzata, a diverse scale di riferimento, della suscettibilità e della pericolosità da frane indotte da eventi estremi. Il miglioramento che si può conseguire con le metodologie proposte per la valutazione di tali termini del rischio può, infatti, avere un duplice effetto benefico. Rendere sempre più realistiche le zonazioni vigenti e aprire le porte per quella valutazione del rischio quantitativa per la quale già esistono esempi di applicazione in alcuni Comuni italiani e che rappresenta l’asse portante del Progetto europeo “SafeLand” al quale hanno partecipato 27 Unità di ricerca europee e, tra queste, coloro i quali hanno contribuito nel 1998 a dare l’avvio in Italia ad una zonazione all’avanguardia in ambito internazionale.